COMUNICATO DEL SACERDOTE MARTIN MWAMBA NZAMBI KABONGO DI ISOLA DEL CANTONE, GENOVA - MCL LIGURIA

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COMUNICATO DEL SACERDOTE MARTIN MWAMBA NZAMBI KABONGO DI ISOLA DEL CANTONE, GENOVA

Riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato:

Il popolo congolese sta vivendo un’altra pagina insaguinata della sua  tragica storia nel silenzio vergognoso dei media sia italiani che  internazionali. La ragione di questo silenzio sta nel fatto che nella  Repubblica democratica del Congo (Rd Congo) si concentrano troppi ed  enormi interessi internazionali sia degli Stati Uniti come della Unione  europea, della Russia come della Cina (la società China Molybdenum lo  scorso anno ha comprato la miniera di Tenke che produce il 65% del  cobalto del mondo).
L’Rd Congo infatti è uno dei paesi potenzialmente più ricchi  d’Africa, soprattutto per i metalli utilizzati per le tecnologie più  avanzate: coltan, tantalio, litio, cobalto. La maledizione di questo  paese è proprio la sua immensa ricchezza. Per questo, oggi, il Congo è  un paese destabilizzato in preda a massacri, uccisioni, violenze,  soprusi, malnutrizione e fame.
Particolarmente grave è la situazione nel Nord Kivu (vicino all’Uganda)  che ha Goma come capoluogo. Lì operano i “ribelli” delle Forze  democratiche alleate (Adf) che hanno contatti con Boko Haram (Nigeria),  al-Shabaab (Somalia) e al-Qaida. Sono dei veri e propri tagliagole in  stile jihadista (basta vedere le allucinanti riprese di tali atti su  internet!) che terrorizzano la popolazione. A farne le spese sono  migliaia di congolesi innocenti, tra cui laici cristiani, sacerdoti e  missionari. Don Étienne Sengiyuma parroco di Kitchanga (diocesi di  Goma), ucciso l’8 aprile scorso, è l’ultima vittima di una lunga serie.
Drammatico l’appello del vescovo di Goma, mons.Théophile Kaboy  Ruboneka: «La situazione della diocesi è insostenibile. Qui nel Nord  Kivu viviamo nel caos totale. Siamo abbandonati da tutti». Tutto questo  avviene nonostante la massiccia presenza di truppe Onu e dell’esercito  nazionale. Sempre nel Nord Kivu è altrettanto grave la situazione nella  diocesi di Butembo-Beni dove i ribelli dell’Adf massacrano per  costringere la gente ad abbandonare le proprie terre. Un rapporto della  società civile di Beni afferma che sono più di un migliaio le persone  uccise dal 2014 ad oggi e cinque i sacerdoti rapiti. Il 20 marzo del  2016 è stato ucciso il religioso Vincent Machozi, molto impegnato nella  difesa dei diritti umani.
Grave è anche la situazione nel Sud Kivu dove gruppi armati  controllano le miniere di coltan per non far entrare altri minatori e  tenere il prezzo del minerale basso, sfruttando il lavoro dei bambini  (secondo l’Unicef si tratta di 40.000 bambini!).
Anche in altre aree del paese la situazione è al limite. Nell’estremo  nord, nella zona Bunia-Ituri, sono in atto saccheggi e massacri. E in  due regioni del Sud, nel Kasai, ricco di diamanti, e nel Katanga, ricco  di cobalto, si parla di massacri con migliaia di morti. I dati dell’Alto  commissariato per i rifugiati Onu dicono che questi conflitti hanno  prodotto quattro milioni di rifugiati interni, 750mila bambini  malnutriti, 400mila a rischio morte per fame.
Tutto questo disastro non sembra disturbare il presidente Joseph Kabila  che anzi ne approfitta per continuare a posticipare le elezioni  nonostante il suo mandato (il secondo) sia scaduto a fine 2016! Kabila,  al potere da 17 anni, anche se la Costituzione lo vieta, dà  l’impressione di volersi presentare nuovamente alle elezioni fissate  (forse) per il 23 dicembre di quest’anno.
Tale comportamento politico ha portato a gravi disordini anche nella  capitale Kinshasa. Il Comitato laico di coordinamento dei cattolici  (Clc), sostenuto dal cardinale di Kinshasa, Laurent Monsengwo, ha  promosso in tutto il paese il 31 gennaio 2017, il 21 gennaio e il 25  febbraio 2018 “processioni” di fedeli, accompagnate da sacerdoti, perché  Kabila non si ricandidi ed esca di scena. La repressione è stata  feroce: 134 chiese accerchiate dalle forze armate, chiese invase da  poliziotti (compresa la cattedrale di Kinshasa), parecchi preti  arrestati e alcune decine persone uccise.
L’Rd Congo, oggi, sta vivendo il suo Venerdì Santo nel silenzio della stampa internazionale e nell’indifferenza del mondo.
Per questo ci appelliamo con forza ai giornalisti italiani perché  rompano il silenzio sull’Rd Congo raccontando gli orrori che vi sono  perpetrati, ma soprattutto spiegando la ragione di tale silenzio: gli  enormi interessi internazionali in quel paese.
E ci appelliamo anche ai vescovi italiani ed europei perché sostengano i  vescovi congolesi e le comunità cristiane con la preghiera, ma  soprattutto con il sostegno concreto in questo loro impegno per la  giustizia e i diritti umani. Perché non pensare a una delegazione di  vescovi italiani ed europei che vada a visitare le comunità cristiane  più provate? Non possiamo rimanere inermi di fronte a una così immane  tragedia.
Direzione generale dei missionari comboniani
Missionarie comboniane – Provincia italiana
Commissione giustizie e pace – Missionari comboniani Italia
Padre Efrem Tresoldi – direttore di Nigrizia
Padre Alex Zanotelli – direttore di Mosaico di Pace
Padre Eliseo Tacchella – già provinciale dei missionari comboniani in Rd Congo
 
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